Ing. Cristian Fracassi, fondatore e CEO di ISINNOVA, può spiegarci di che cosa si occupa l’azienda e quali servizi offre?
«ISINNOVA è un centro di ricerca della Regione Lombardia. Ci occupiamo di sviluppare le idee di aziende, di privati e anche le nostre. Effettuiamo ricerche di anteriorità brevettuali, progettiamo, realizziamo prototipi, facciamo test, depositiamo brevetti, ricerchiamo aziende disposte a mettere sul mercato l'idea e le accompagniamo a livello di comunicazione. Individuiamo anche bandi e finanziamenti per far recuperare ai nostri clienti i soldi investiti in Ricerca & Sviluppo».
Perché avete scelto fra tanti proprio il famoso motto di Thomas Edison “Avere un’idea è un’ottima cosa, ma è ancora meglio sapere come portarla avanti”? Come rispecchia la vostra mission?
«Quel motto rispecchia il nostro lavoro. Molti hanno idee che rimangono nella loro testa, come pensieri fumosi. Noi vogliamo essere concreti, trasformare quel fumo in qualcosa di concreto, tangibile, perché solo in quel caso l'idea non rimane un’allucinazione».
Com’è nata l’idea di realizzare valvole in 3D per fronteggiare la carenza di questo tipo di componenti partendo in primo luogo dall’ospedale di Chiari, a Brescia?
«L'ospedale di Chiari (Brescia) aveva lanciato una richiesta d'aiuto poiché aveva finito le valvole dei respiratori usati per i malati di Covid-19 e necessitava di averne altre di ricambio in tempi rapidi. ISINNOVA in 24 ore ne ha stampate in 3D un centinaio, che sono state subito utilizzate».
Può spiegarci meglio come funziona la valvola “Charlotte” e perché è stata di fondamentale importanza in questa fase critica di emergenza sanitaria?
«Inserita al posto del boccaglio della maschera, la Charlotte permette di separare i flussi di entrata e di uscita dell'aria. In questo modo, è possibile collegare in ingresso il tubo dell'ossigeno, che parte dalla parete, e in uscita prima un filtro e poi una valvola di regolazione della pressione positiva. Per funzionare, tuttavia, la maschera ha bisogno di altre due piccole modifiche: l’eliminazione delle due membrane che separano la zona bocca dalla zona occhi e l’inversione della membrana che si trova in corrispondenza della bocca, nascosta dalla mascherina bianca».
Nelle ultime settimane, ISINNOVA è salita alla ribalta nazionale e internazionale anche grazie a un altro progetto: la trasformazione della maschera da snorkeling Easybreath di Decathlon in una maschera ospedaliera per terapia intensiva.
Com’è nata quest’idea? Che ruolo ha avuto in tutto questo Massimo Temporelli, presidente e co-founder di The FabLab?
«Dopo aver realizzato valvole stampate in 3D per i macchinari di terapia intensiva dell’Ospedale di Chiari, siamo stati contattati dal Dott. Renato Favero, ex primario dell’ospedale di Gardone Valtrompia, il quale ci informava che a breve sarebbero mancate le maschere respiratorie usate per la terapia sub-intensiva. Per scongiurare l’emergenza, la sua idea era quella di trasformare le maschere da snorkeling in maschere respiratorie. Non sapeva come fare, e noi abbiamo agito: lui ci ha fornito le informazioni mediche, noi abbiamo aggiunto le nostre conoscenze ingegneristiche e abbiamo disegnato un nuovo componente per il raccordo al respiratore. Il risultato è stato la Charlotte valve. In 10 ore il progetto è stato completato: in una notte sono stati stampati i primi pezzi, poi testati per tre giorni nell'ospedale di Chiari, il primo che ci ha dato supporto e ci ha assecondato in tutte le nostre richieste, nonostante dovesse far fronte a molti altri problemi, come tutti gli ospedali.
Massimo Temporelli ci ha aiutato a creare i contatti con Decathlon, per capire quante maschere avessero in magazzino, recuperare i primi pezzi per realizzare i prototipi e testarli, e ottenere i file 3D del boccaglio dai quali poter partire per progettare la Charlotte».
Quali sono state le tempistiche di realizzazione e quali le difficoltà riscontrate?
«La parte più difficile è stata senza dubbio quella organizzativa. Per quanto avessimo creato dei video illustrativi, e inserito nel nostro sito i file da scaricare, ogni makers e ogni ospedale chiamava in ISINNOVA, e questo ci ha creato delle difficoltà. Abbiamo ricevuto oltre 10 mila messaggi tra LinkedIn, Facebook, mail etc. e contato 11 diversi modi di usare la valvola Charlotte: con doppio filtro, con o senza palloncino, con o senza valvola di non ritorno, con forme modificate, in materiali diversi come metallo etc. I tempi burocratici hanno rappresentato un altro enorme problema: né la maschera né il raccordo valvolare sono stati ancora certificati pur essendo largamente utilizzati con successo in oltre 50 ospedali in Italia e in migliaia di ospedali in tutto il resto del mondo. Finora il loro impiego è subordinato a una situazione di emergenza nelle strutture sanitarie che si trovano in difficoltà nel reperire i dispositivi solitamente utilizzati».
Qual è stata la reazione di Decathlon al vostro progetto? Sta contribuendo a donare le maschere Easybreath?
«Inizialmente Decathlon si è dimostrata molto collaborativa, donandoci una decina di maschere per i test, fornendoci i disegni CAD dei due boccagli da loro creati, e dai giornali ho appreso che ha donato numerose maschere. L’azienda si è poi affidata al Politecnico di Milano per eseguire i test e le sperimentazioni necessari, che sono tuttora in corso, per procedere nella conversione della maschera da snorkeling in maschera respiratoria. ISINNOVA, che è un centro di ricerca accreditato, ha sviluppato e depositato il brevetto del progetto in tempi record».
ISINNOVA ha messo a disposizione gratuitamente sul proprio sito la documentazione per stampare la valvola “Charlotte”. Questo generoso gesto di condivisione sta permettendo ad altre aziende di stampare il vostro modello e offrire così il proprio contributo nella lotta contro il Covid-19 in un momento di emergenza sanitaria mondiale.
Quante sono le aziende che a oggi hanno aderito al vostro appello?
«Oltre 2600 aziende si sono registrate sul nostro sito (l'elenco è pubblico e consultabile da ogni ospedale). Ci hanno scritto da tutto il mondo. Noi ne abbiamo attivate personalmente circa un centinaio, per ottenere i primi 500 pezzi di cui avevamo bisogno per gli ospedali bresciani. Ci hanno inviato quasi 2000 valvole, quando ne avevamo chieste 500… è stato magnifico! Quelle in eccedenza (escluse quelle che ci sono arrivate rotte) le stiamo spedendo all'estero (per esempio in Tunisia, Australia, Uzbekistan e Marocco). Molte altre aziende si sono mosse in maniera indipendente, facendo squadra direttamente con gli ospedali. Abbiamo condiviso il file apposta per non essere un filtro, saremmo stati un collo di bottiglia. La condivisione libera ha invece permesso di creare nodi e ramificazioni non per forza passanti da ISINNOVA. A oggi abbiamo ottenuto oltre 2,5 milioni di download del file».
ISINNOVA è un esempio positivo per tante aziende che si trovano ad affrontare grosse difficoltà a causa della crisi, poiché non solo ha saputo rispondere con ingegno all’emergenza sanitaria ma ha posto il suo sapere a disposizione di tutti, per il bene di tutti.
Quale messaggio si sente di lanciare in questo particolare momento ad altri titolari di aziende come lei?
«ISINNOVA ha risposto con velocità e determinazione a una chiamata. Molte volte ognuno di noi riceve richieste di aiuto, sta a noi decidere se accettare o se rifiutare. "Il futuro è nelle nostre mani, non teniamole in tasca" è una mia citazione che rispecchia lo spirito di tutto il team di ISINNOVA. Molte persone ci hanno detto che abbiamo fatto una cosa banale, un semplice raccordo (per giunta disegnato male), e che per un lavoro di due ore abbiamo ottenuto una gloria immeritata... Concordo con loro, abbiamo fatto qualcosa di banale, ma noi l'abbiamo FATTO, gli altri l'hanno solo pensato. Quello che mi sento di dire è che bisogna cercare di trovarsi sempre dalla parte di quelli che FANNO rispetto a quelli che DICONO come bisogna fare...»
Maria Bonaria Mereu
m.mereu@tim-europe.com