La redazione di CMI - Costruzione e Manutenzione Impianti ha intervistato l’Ing. Sergio Valletti, Managing Director di TERRANOVA INSTRUMENTS. Partendo da un breve bilancio sul Gruppo, Valletti ha raccontato come l’azienda abbia affrontato i mesi di lockdown, resi ancora più difficili dalla sua posizione geografica in un’area, il lodigiano, fortemente colpita dal Covid-19, e in che modo si stia preparando per affrontare il futuro.
Dal 2017 Terranova Instruments riunisce sotto un unico marchio tre aziende distinte: Valcom, Spriano
e Mec-Rela. Sono trascorsi tre anni da allora, quale bilancio può fare sul Gruppo?
La valutazione in linea di massima è positiva, abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo preposti, ovvero sfruttare le sinergie comuni ai tre brand. Questi, che nascono come realtà indipendenti, diventano poi parte di un’unica società, il Gruppo Terranova Instruments. Pur facendo riferimento a settori affini, conservano i loro tratti distintivi che li rendono subito riconoscibili sul mercato permettendoci di proporre un’offerta di prodotti completa. Questa strategia coinvolge anche l’Ufficio di Ricerca & Sviluppo e l’Ufficio Tecnico che, unendo le loro forze, hanno ottenuto negli anni degli ottimi risultati. Un altro aspetto importante ha riguardato il tenere sotto controllo i costi. Le aspettative che ci eravamo preposti per il 2020 non sono state completamente raggiunte, ma il fatto di esserci allontanati di poco dai risultati ottenuti nel 2019 ci rendere orgogliosi del lavoro svolto, soprattutto considerato il difficile momento economico dovuto in parte alla pandemia da Covid-19.
Il cuore produttivo dell’azienda si trova a Terranova dei Passerini, in provincia di Lodi, in un’area che nei mesi passati, in piena emergenza epidemiologica da Covid-19, è stata definita la “prima zona rossa” della Lombardia.
Come sono stati questi mesi di lockdown?
Terranova dei Passerini è stato uno dei primi comuni della “zona rossa”. Per questo motivo durante il primo lockdown abbiamo dovuto chiudere l’azienda per due settimane. In seguito, non senza difficoltà, siamo riusciti parzialmente a riaprire la parte di produzione legata alla fornitura delle aziende “essenziali” (filiere delle acque, settore alimentare, industria della carta). Anche se si tratta di settori marginali per noi (30-35%), ciò ci ha permesso di dare un minimo di continuità all’attività produttiva. Il personale addetto ha continuato a lavorare su turni, nel pieno rispetto delle misure di sicurezza, e questo aspetto è stato molto importante. Per quanto riguarda la parte amministrativa e il settore commerciale, i nostri dipendenti si sono adeguati velocemente alle necessità imposte dal momento svolgendo il proprio lavoro da remoto. L’Ufficio Tecnico e l’Ufficio di Ricerca & Sviluppo nonostante le prime difficoltà iniziali, dovute ai sistemi software proprietari, hanno lavorato da remoto o, in alcuni casi, in ufficio. Personalmente, sono sempre stato presente in azienda durante tutti i mesi di lockdown. Dalla Direzione al personale, tutti hanno compreso il particolare momento, facilitando la gestione di una situazione straordinaria e complessa.
Quali elementi sono stati potenziati per assicurare continuità alle vostre attività produttive, nel rispetto delle norme vigenti?
Abbiamo potenziato tutte le misure di sicurezza igienico-sanitarie previste dalla legge: dai gel igienizzanti alle mascherine e alle sanificazioni. Potendoci solo coordinare con il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSSP) esterno, abbiamo gestito tutto internamente e con grande orgoglio posso dire che non siamo mai stati sanzionati. Al momento le dotazioni di protezione individuali sono le medesime ma abbiamo intensificato i controlli. Inoltre, in questa nuova fase abbiamo introdotto delle restrizioni: l’azienda è stata preventivamente divisa in aree proprio per contenere la diffusione di un eventuale contagio ed evitare la conseguente chiusura totale o temporanea. Stiamo cercando di limitare i rischi continuando a lavorare in sicurezza.
Le recenti limitazioni hanno imposto un nuovo modo di relazionarsi con i clienti. Come avete affrontato questa nuova fase? Vi siete serviti di nuovi strumenti digitali?
Il modo in cui i clienti hanno risposto a questa situazione è stato diverso. In base all’andamento della curva dei contagi, un giorno ci si trovava in difficoltà con un’area geografica e il giorno dopo con un’altra. La situazione era diversa anche settore per settore: mentre le attività considerate essenziali bene o male sono andate avanti tanto in Italia quanto all’estero, altri mercati, per esempio quello dell’Oil&Gas con la riduzione della domanda di carburanti e combustibili, hanno sofferto la crisi. Una riduzione degli investimenti c’è stata anche nel settore navale, che per noi rappresenta uno dei mercati più importanti.
Ci siamo adeguati alla nuova situazione investendo sul rebranding dell’immagine aziendale, sul miglioramento dei sistemi gestionali interni, sugli strumenti digitali. Abbiamo dedicato tempo e risorse allo sviluppo di un nuovo approccio comunicativo che potesse supportare i nostri clienti anche attraverso lo schermo, pur essendo consapevoli che il rischio di perdere il contatto umano è alto.
Dal suo punto di vista, quali sono stati i settori applicativi più colpiti? Quali mercati (italiano/estero) hanno sofferto di più?
Ho constatato un calo abbastanza lineare per entrambi i mercati, italiano ed estero. In particolare, per quanto riguarda quest’ultimo, sono venuti a mancare i grandi progetti e di conseguenza le cosiddette “grandi commesse”. Purtroppo nessuno dei settori di nostro interesse ha registrato una controtendenza. Tuttavia, non si può negare che altri ambiti, per esempio le piattaforme tecnologiche e i software, stiano registrando dei numeri incredibili.
Ritiene che investire in Ricerca & Sviluppo, come avete fatto finora, sia sempre importante e in special modo in questo particolare periodo?
Non abbiamo alternative. Essendo Terranova un’azienda di piccole-medie dimensioni (con 40 dipendenti circa) inserita in un contesto di competizione internazionale e nazionale importante, è impensabile creare un orizzonte temporale, anche solo di breve periodo, in cui non ci sia una parte di risorse destinata alla ricerca e allo sviluppo.
Nonostante il periodo di crisi, il mercato è sempre più competitivo. Cosa proponete per rispondere alle nuove esigenze?
In questo periodo abbiamo portato avanti un progetto molto importante che lanceremo sul mercato a gennaio 2021. Attualmente abbiamo terminato la fase di prototipazione e siamo impegnati in quella di pre-serie. Si tratta della rivisitazione digitale dello storico interruttore di livello a ultrasuoni ASL che sarà in grado di rispondere alle esigenze dell’Industry 4.0, in un’ottica intelligente e programmabile. Tra i vantaggi: miglioramento della flessibilità di calibrazione, gestione delle uscite di corrente e/o relay più semplice e aumentata, diagnostica rafforzata. Questo interruttore di livello potrà supportare nuove applicazioni con limiti estremi di pressione e temperatura. La serie ASL si presenterà sul mercato forte delle certificazioni CE, ATEX, IEC-Ex, PED, SIL nonché Type Approvals per applicazioni navali e Offshore, per cominciare RINA e DNV.
Gli effetti negativi che l’emergenza Coronavirus sta producendo sul tessuto socio-economico nazionale sono purtroppo evidenti. Quali sono le vostre aspettative per il futuro? Quali consigli vi sentite di dare alle attività imprenditoriali danneggiate dall’epidemia Covid-19?
Sono convinto che nei momenti di difficoltà sia necessario rimboccarsi le maniche, non sperare in alcun genere di aiuto e prestare attenzione ad alcuni aspetti. In primo luogo, un imprenditore deve far quadrare i conti, anche a costo di fare delle rinunce, e destinare gli investimenti a ciò che pensa possa rilanciare l’azienda. In secondo luogo, è necessario studiare e valutare delle soluzioni che possano far sì che l’azienda sia pronta a ripartire al primo accenno di ripresa del mercato. Pensare solo di tagliare i costi senza investire in un piano a medio-lungo termine non è auspicabile. Anche se ogni realtà imprenditoriale è diversa, credo che questi due aspetti siano di fondamentale importanza per mantenere un’azienda sana.
Maria Bonaria Mereu